Oggi la coltivazione di questa graminacea può rappresentare una concreta risposta a tanti mali che affligge la nostra società. Il Bambù gigante e la sua millenaria storia orientale c’insegna che possiamo utilizzarlo in oltre 1500 modi diversi senza, inquinare e deforestare.
Per coltivare il bambù gigante non occorrono pesticidi, quindi è una coltivazione “bio”, resiste al fuoco, al gelo, al vento e alle intemperie, produce germogli edibili con caratteristiche alimentari di grande pregio e un ottimo legno, anche superiore al rovere e alla quercia, con cui è possibile fare praticamente tutto, è possibile utilizzare foglie e rizomi non a caso è soprannominato “maiale verde” perché non si butta nulla, neanche gli scarti.
Inoltre cattura cinque volte di pìù anidride carbonica rispetto a qualsiasi altro alberò e restituisce, a parità di fogliame, il 35% di ossigeno in più in atmosfera. Se largamente diffuso, sul nostro pianeta, potrebbe contrastare i cambiamenti climatici.
I campi in cui possiamo utilizzare il bambù gigante sono:
Da un punto di vista nutritivo i germogli di bambù freschi rappresentano un alimento sano,
nutriente, a basso contenuto di grassi ed elevato contenuto di fibre: 100 grammi contengono
solo 27 calorie e ben 2,2 grammi di fibre.
MANGANESE RAME CALCIO FERRO E FOSFORO POTASSIO . Al momento, non esiste ancora
in Italia una filiera che produca e commercializzi quantità significative di germogli freschi di
bambù e la stragrande maggioranza delle enormi quantità consumate dai ristoranti orientali
sfruttano un prodotto di scarsa qualità importato dalla Cina sotto salamoia con l’aggravio
degli ingenti costi di trasporto. A Milano si consumano 2 tonnellate di germogli a settimana
tutti di importazione cinese. Il sapore? Qualcosa che ricorda, ma con note molto tenui, il
carciofo, ma anche il cuore di palma, con un sentore di asparago.
Ci sono ottime possibilità se è vero che anche diversi buyer cinesi durante l’ultimo MacFruit
a Rimini Fiera hanno acquistato diversi prodotti della gamma da scaffale, germogli di bambù
in salsa di soia e sott’olio, crema di bambù e porri, dolcetti al bambù, per venderli in Cina
(come vendere il proverbiale ghiaccio agli esquimesi).
dagli scarti della lavorazione del germoglio del bambù è possibile ricavare mangimi
altamente proteici e bio per l’alimentazione animale, Con questa alimentazione anche la
carne che arriverà sulle nostre tavole sarà un prodotto rispettoso della salute dell’uomo.
Il bambù è sempre più utilizzato come materiale da costruzione grazie ad una maggiore
resistenza a tensione e compressione rispetto al legno.
La resistenza delle sue fibre alla tensione può arrivare a quasi due volte quella dell’acciaio
mentre la resistenza alla compressione supera addirittura il calcestruzzo. Nell’ambito delle
costruzioni a basso costo, il bambù si presenta infatti come un materiale competitivo:
è un materiale economico ed ecosostenibile e si possono costruire abitazioni con poche
centinaia di euro, completamente smontabili e riparabili, comode e fresche da abitare.
Architetti, eco designer ed interior designer oltre che gli ambientalisti non potevano non
notare un materiale da costruzione 50 volte più resistente della quercia ma più leggero del
cemento armato, flessibile, esteticamente gradevole e sostenibile, idoneo ad essere
utilizzato anche per costruire ponti e cattedrali. Grazie a queste caratteristiche uniche,
l’interesse al bambù come materiale da costruzione sta crescendo piuttosto velocemente
anche in Europa. Il bambù, laminato o pressato, può inoltre essere impiegato per pavimenti,
rivestimenti e arredamento trattato naturalmente con colori naturali. Grazie all’ottima qualità
e al prezzo concorrenziale, in Europa sta avvenendo una decisa espansione dell’uso del
bambù come materiale da rivestimento per pavimentazioni Ad evidenziare una tendenza che
pare irreversibile, Scavolini è una delle grandi firme dell’arredamento italiano che oggi
puntano al bambù nella loro produzione di cucine.
Dal culmo del bambù si può estrarre della Fibra Tessile. E’ innanzitutto estremamente
morbida, conuna mano del tutto paragonabile a quella della seta, poi è resistente, più della
fibra di cotone.
I tessuti di Fibra Tessile Bambù sono inoltre naturalmente anti-microbici e altamente
traspiranti: in parole povere, non hanno la tendenza a lasciare accumulare umidità e sudore
sulla pelle, con la sgradevole formazione di odori che ne consegue.
La Fibra Tessile Bambù è una delle fibre più sostenibili che si possono trovare in natura, la
coltivazione di questa pianta infatti non necessita dell’utilizzo di fertilizzanti, né chimici né
naturali, non ha bisogno di molta irrigazione e la sua coltivazione migliora addirittura
la qualità della terra.
Le proprietà antibatteriche della pianta rendono superfluo l’uso di fertilizzanti e pesticidi;
anzi, le coltivazioni migliorano la qualità del terreno in cui sono poste.
Essendo una graminacea cresce molto rapidamente ed è biodegradabile al 100%.
La Fibra Tessile Bambù è naturalmente ipoallergenica e antimicotica e possiede il
bambù-kun, un agente antibatterico molto forte.
Grazie alla sua struttura liscia e rotonda sulla pelle rimane fresco e delicato, possiede una
naturale lucentezza sia al tatto che alla vista e protegge
dai raggi UV dannosi (ne schermano circa il 98%).
Sono altamente assorbenti, quasi 3 o 4 volte in più rispetto al cotone, traspiranti e
termoregolatori: in condizioni meteorologiche calde e umide gli abiti in bambù contribuiscono
a mantenere chi li indossa più asciutto, più fresco e più comodo, rispettando la pelle.
Viene utilizzato principalmente per abbigliamento intimo, neonatale, costumi da bagno,
accappatoi e asciugamani e nei materiali sanitari oltre che nell’arredamento da interni,
esterni e sellerie delle auto.
La principale destinazione del bambù a livello mondiale è tuttavia la produzione di carta. Il
bambù possiede sei volte più cellulosa delle conifere e possiede fibre molto resistenti di
qualità a volte addirittura superiore a quelle degli altri tipi di legno. La produzione mondiale di
pasta di cellulosa di bambù è di circa 10 milioni di tonnellate. La Cina è il più grande
produttore, seguita dall’India e da altri paesi del Sud-est asiatico, come la Thailandia,
l’Indonesia, le Filippine. La Cina sta investendo massicciamente per raddoppiare la sua
produzione di cellulosa nei prossimi 10 anni e la principale materia prima è proprio il bambù.
I culmi vanno sezionati a misura per essere caricati, producendo spezzoni di avanzo che se
non vengono ritirati per produrre legnami compositi, sono di sicuro utilizzo come biomassa.
Il vantaggio di questa filiera è che accetta anche culmi meno maturi, per cui in qualsiasi caso
serva uno sfalcio di assestamento del bambuseto, anche le canne più giovani e tenere
hanno un mercato.
Altrettanto importante e duttile è il bambù per l’edilizia sostenibile. «Col bambù si può
realizzare, come già avviene in Asia come in America Latina,
un intero edificio, anche una struttura multipiano. Le tecniche esistono e sono già
ampiamente collaudate. Il bambù viene utilizzato per realizzare involucro, pavimenti –
pensiamo già al largo uso in Italia per i parquet – e anche soffitti. In un’abitazione moderna
nel nostro Paese potrebbe trovare impiego la canna, debitamente lavorata, per pilastri, travi,
solai e tanto altro ancora.
Il bambù ha riacquistato popolarità come materiale da costruzione, soprattutto dopo la sua
approvazione come materiale da costruzione in Germania nel 2000.
Grazie a questo sviluppo, e sulla base dell’innovativa ingegneria di un ingegnere Italiano,
Antonio Giraldo, la lavorazione del bambù ha assunto nuove dimensioni e sempre più lo
sarà nel tempo.
INQUINAMENTO DALLA PLASTICA e RIFIUTI SOLIDI URBANI
Abbiamo tutti quanti presente le isole di rifiuti plastici che galleggiano nei nostri oceani,
quanta plastica vediamo a terra in ogni angolo delle nostre città e delle nostre campagne,
nonché delle nostre spiagge. E le nostre discariche? e gli inceneritori? Produciamo troppa
immondizia!
Pensate: dal bambù si può ricavare una “plastica ecologica” con un tempo di
decomposizione praticamente nullo. Tecnicamente commestibile, almeno per il regno
animale senza essere tacciato di dire “idiozie”.
Pensate che rivoluzione per gli imballi, le carte di ogni tipo che avvolgono i nostri cibi, le
buste per fare la spesa e chissà quante altre applicazioni “ecologiche” si presta la nostra
vigorosa graminacea. Quando il petrolio finirà, dovrà essere sostituito da qualcos’altro! Ma
non sarebbe preferibile iniziare fin da subito? Ma quanto mercato c’è per questo
bambù?….infinito
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